Reseña del editor:
«Fu come se scostando una fronda ombrosa avesse svelato il precipizio accanto al quale camminava incauto da troppo tempo».Quale scelta se la passione si presenta con la forza sovvertitrice di un’eclisse?Davide era morto durante l’inverno in un incidente stradale. La sua fine prematura costringe tutti coloro cui era legato a ripensare la propria esistenza e a riscrivere le relazioni che li uniscono. Ma è il dubbio insostenibile che questa morte porta con sé a imporre a Giona, suo fratello gemello, un viaggio – quasi un inseguimento – per dare un senso a quanto di sconvolgente è accaduto.Dall’Italia attraverso la Francia, Giona intraprende un percorso la cui meta non è solo l’annullamento di una distanza: il suo viaggio, reale e metaforico insieme, è nel divenire delle passioni, quelle lecite e quelle illecite, inconfessabili ad alcuno, che molto domandano a chi le vuole comprendere. E solo dove la Terra finisce, attraverso un’immersione catartica in acque oscure e profonde, desideri, sbagli e rancori potranno sciogliersi e assumere forme nuove.Sullo sfondo di un romanzo dai molteplici piani narrativi, dallo stile classico e potente, sembrano echeggiare le parole di Andrea Pazienza: «Amore è tutto ciò che si può ancora tradire».
Nota de la solapa:
Andrea Dei Castaldi vive nel borgo trevigiano di Asolo. Finistère, scritto in più riprese tra il 1998 e il 2005 – periodo che non a caso definisce anche uno dei tre diversi piani temporali della narrazione – è il suo primo romanzo. In precedenza ha pubblicato il racconto Pelle, apparso nel volume Solo a cura di Raffaella Tancredi (Felici, Pisa 2011); e in seguito ha scritto i romanzi La cesura e Il demiurgo, di prossima pubblicazione presso Barta.«Ritrovai sul fondo di un cassetto, durante un trasloco, cinquanta pagine dattiloscritte di un lungo racconto privo di conclusione abbozzato ai tempi dell’università. Finistère. Nella storia di Giona e nella sua ricerca della verità, oltre che di sé stesso, a molti anni di distanza colsi qualcosa di vivo e scalciante, tanto che allora mi prese immediata la curiosità del lettore e l’impazienza di saperne di più. E la mia sorpresa nello scoprirne i molti sviluppi, una volta che il racconto ricominciò a fluire, dopo che da lettore tornai a essere narratore, è ciò che ancora oggi mi lega affettivamente a questo romanzo, in cui ritrovo intatta l’inquietudine buona dei miei vent’anni».
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