L'opera di Kantorowicz rimuove ogni luogo comune sulla figura di Federico II di Svevia. L'imperatore non è simbolo di una fase storica schematizzata, ma si muove all'interno di un complicato gioco d'azioni e di reazioni. Di lui viene rivelata, duplice e sconcertante, l'anima insieme feudale e "illuminata": il senso feroce del potere, e lo scetticismo che a esso poneva di continuo un limite invalicabile. Ma Kantorowicz non fa della psicologia. Mantiene l'opportuno equilibrio tra il riconoscimento del ruolo personale di Federico come fabbricatore di storia e l'imponente materiale documentario - qui riportato nella sua integrità - dell'ambiente sociale e culturale, da Lubecca alla Palestina, che influì su quell'operato.
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L'opera di Kantorowicz rimuove ogni luogo comune sulla figura di Federico II di Svevia. L'imperatore non è simbolo di una fase storica schematizzata, ma si muove all'interno di un complicato gioco d'azioni e di reazioni. Di lui viene rivelata, duplice e sconcertante, l'anima insieme feudale e "illuminata": il senso feroce del potere, e lo scetticismo che a esso poneva di continuo un limite invalicabile. Ma Kantorowicz non fa della psicologia. Mantiene l'opportuno equilibrio tra il riconoscimento del ruolo personale di Federico come fabbricatore di storia e l'imponente materiale documentario - qui riportato nella sua integrità - dell'ambiente sociale e culturale, da Lubecca alla Palestina, che influì su quell'operato.
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