Reseña del editor:
TRADUZIONE E POSTFAZIONE DI CRISTINA VITAGLIANO Benito Cereno, pubblicato per la prima volta nel 1855, è un altro romanzo in cui l'autore prende spunto dalla sua esperienza da marinaio. È un modello di sintesi e di stile, dove Melville dipinge con colori plumbei una storia fitta di mistero e ambiguità: nel 1799, il capitano americano Amasa Delano ancorò nella baia di un'isola deserta al largo della costa cilena. Il mattino dopo apparve una misteriosa nave, la San Dominick. Questa era una nave negriera decimata da una tempesta e da un'epidemia. I marinai bianchi vivevano con i neri, senza provviste e in un malgoverno allarmante. Lì Delano incontrò il debole e malaticcio capitano Benito Cereno, che gli raccontò gli orrori del suo viaggio. Equivoci e diffidenza, passi descrittivi, altri allegorici, argomenti come il razzismo e la colonizzazione, sono tutti i temi che con il suo stile agile Melville riesce ad affrontare in questo libro così controverso, catturando il lettore sin dalle prime battute. Herman Melville (New York, 1819 - 1891) all'età di undici anni si trasferì con la famiglia ad Albany, dove studiò fino a quando, a causa della bancarotta degli affari di famiglia, dovette cercarsi un lavoro. La difficoltà di trovare un lavoro stabile lo portò, nel 1841, ad arruolarsi su una baleniera. Il risultato delle sue esperienze in mare furono Typee (1846) e Omoo (1847). Nel 1850 pubblicò Moby Dick, un romanzo considerato una delle grandi opere della letteratura universale, che nascondeva la metafora del mondo e della natura umana: l'incessante ricerca dell'assoluto che sfugge sempre e la convivenza del bene e del male nell'uomo, andando oltre un argomento apparentemente semplice, come l'ossessione del capitano Achab per Moby Dick, la balena bianca.
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